legalizzazione di procura redatta in Cina per costituire Spa


 

Not. Lorenzo Ferretto, 21.01.2002, chiede:

 

Premetto di conoscere il disposto di cui all'art. 60, L. 218/1995, e di condividerne l'interpretazione secondo cui l'utilizzo in  Italia di una procura redatta all'estero è consentito qualora essa rivesta la forma richiesta nel Paese ove è stata redatta per la stipula dell'atto autorizzato.


Sono in possesso di una procura redatta in Cina per scrittura privata, autenticata dalla seguente autorità cinese: China Council for the Promotion of international Trade Certification Office, con cui una società Olandese ha conferito procura a soggetti cinesi ed italiani per costituire (anche disgiuntamente) una S.p.A. italiana in Italia.


La procura, redatta con caratteri cinesi     :-(    sembrerebbe autenticata da un funzionario del suddetto Ente (tale Wang Ping!!!!).   :-)))))


Essa:
1) è munita di traduzione certificata conforme all'originale in lingua cinese (ma senza giuramento - solo un bel timbro pre-costituito) dall'Ambasciata d'Italia in Pechino;


2) è munita di "legalizzazione" da parte dell'Autorità cinese (Ministero Affari Esteri);


3) la firma del fiunzionario del suddetto Ente è a sua volta legalizzata, sempre dalla predetta Ambasciata Italiana.


 Ritenete il tutto utilizzabile per la costituzione della S.p.A. italiana ?


A chi chiedere se la forma utilizzata (scrittura privata autenticata non da notaio) è valida in Cina per costituire una "società per azioni" (!?!) o una "società di capitali" (!?!) ... ammesso e non concesso che la legislazione di quel Paese preveda qualcosa di analogo ?



Not. Mario Miccoli, wrote:

 

Il discrimine fra atti validi ed atti invalidi è dato dalla apostille dell'Aia.

 

Con quella non hai alcun dovere, né diritto di indagare sulla legittimità dell'atto; senza di quella non la puoi proprio adoperare.

 

Siccome l'Apostille ha un formato standard e deve essere così intitolata, può essere in cirillico o in runico, sei sempre in grado di riconoscerla a prima vista.

 

 

Not. Lorenzo Ferretto, 21.01.2002, risponde:

 

Ringrazio per la cortese e precisa affermazione, che, peraltro, condivido pienamente, ma qui (ahimè) non di apostille si tratta, bensì di "banale e comunissima" legalizzazione.


Il problema più serio, forse, è quello della competenza dell'autorità pseudo "autenticante" la firma del procuratore, nonchè quello di conoscere se nel luogo di redazione della procura (nel caso di specie: Cina) esistano o meno "società di capitali", "S.p.A.", "atti pubblici", ecc.


Simile verifica, infatti, mi pare imposta dall'art. 60 D.I.P.

 

 

Not. Giorgio Figari, interviene;


Scusate l'intromissione, ma avete verificato se la Rep. Cinese ha sottoscritto la convenzione dell'Aia?

 

 

Not. Sergio Marciano:

 

Mi sembra che la risposta ai tuoi quesiti sia già stata data dall'autorità consolare italiana, che ha curato la traduzione e legalizzato la firma del funzionario cinese.

 

Se proprio lo ritieni necessario puoi contattare telefonicamente l'ambasciata.